Perù

Il Perù si estende su una superficie di 1.285.216 km2 (CIA 2010), posizionandosi nella zona centro-occidentale del Sud America.  Confina a Nord con Ecuador e Colombia, ad Est con il Brasile,  a Sud-Est con la Bolivia, a Sud con il Cile e ad Ovest è bagnato dall'Oceano Pacifico. Il Paese si trova per la sua interezza in zona tropicale, e si possono suddividere tre regioni geograffiche partendo dalla zona costiera ad ovest, passando alla zona andina centrale, per finire con l'area ricoperta dalla foresta pluviale verso i confini orientali.

Nell'antichità il Perù è stato patria di numerose civilità andine, la più importante delle quali fu quella degli Inca, che mantennero il loro impero fino alla colonizzazione spagnola avvenuta nel 1533. L'indipendenza venne dichiarata nel 1821, anche se le forze della Corona di Spagna rimasero fino al 1824. Il Paese ha conosciuto numerose dittature militari, finchè nel 1980, non si è insediato un Governo democratico, pur dovendo affrontare una situazione socio-economica difficile e l'insorgere della violenza.

 

La situazione politica negli anni '80 e primi anni '90 è stata caratterizzata da dal terrorismo perpetrato da gruppi violenti come Shining Path e il Movimento Rivoluzionario Tupa Amaru. Questo periodo di scontri portò alla distruzione di numerose infrastrutture, all'aumento della povertà e all'incremento dell'esclusione dei gruppi più vulnerabili, sopratutto indigeni. Alberto Fujimori, che ha contrastato il terrorismo ed ha cercato di gestire il reinserimento dello Stato nei circuiti internazionali, ha governato il Paese negli anni '90. Tuttavia, la sua politica ha comportato alti costi in termini sociali, che hanno aumentato la corruzione delle istituzioni. Fujimori ha dovuto rassegnare le dimissioni nel 2000 a causa della sua implicazione in diversi casi di corruzione. La restaurazione democratica è stata portata avanti dai successivi Presidenti Paniagua, Toledo e dall'attuale Garcia. Nel 2001, Toledo decise di istituire la Commissione per la Verità e la Riconciliazione per cercare di ristabilire la pace e risarcire le vittime del terrorismo. L'era Garcia è stata segnata fin dall'inizio dalla volontà di decentralizzare il potere dello Stato, anche per meglio combattere questioni come il traffico di droga, la povertà e la corruzione. Il Perù, infatti, è il secondo produttore al mondo di cocaina. Un'altra questione molto importante riguarda la popolazione indigena, che costituisce un terzo del totale, ed è stata la più colpita dal periodo terroristico, sopratutto quella di lingua Quechua. Nel 2006, la Commissione per la Verità e la Riconciliazione, è stata sostituita dal Consiglio Nazionale per la Riparazione, con il compito di istituire un registro delle vittime accurato e procedere alle opportune compensazioni economiche.

 

L'economia peruviana riflette la sua varietà geografica. Abbondanti risorse naturali sono state trovate nelle zone montuose, mentre la zona costiera è forte nel settore della pesca. Il tasso di crescita economico è risultato superiore al 4% nel periodo 2002-2006, per poi saltare al 9% tra il 2007 e 2008, grazie all'aumento dei prezzi dei minerali e dei metalli, ma anche dalle strategie di liberismo economico imposte dal Governo. Tuttavia, nel 2009 è sceso sotto l'1% risentendo della crisi economica mondiale. La crescita economica ha contribuito a far scendere il tasso di povertà attestandosi al 15% dal 2002, anche se i tassi di disoccupazione rimangono comunque alti. La dipendenza dell'economia peruviana dal mercato dei metalli e dei minerali, impedisce una crescita disgiunta, per le aree che non si trovano nella zona costiera. Naturalmente, la popolazione non ha beneficiato equamente della crescita. Nonostante il malcontento delle classi più svantaggiate abbia minacciato fin dalla sua elezione il Governo Garcia, la politica liberista è proseguita, strigendo accordi di libero scambio con Stati Uniti, Canada, Cina, Unione Europea.

 

A livello sociale, si può risaltare come la maggior parte della spesa investita (7,5% del PIL nel 2005), riguarda la spesa corrente, investendo solo il 6% in infrastrutture o programmi a lungo termine. Ecco che il 79% delle attrezzatture ospedaliere risulta essere in disuso per la mancanza di fondi per il mantenimento. L'obiettivo principale del Governo è quello di ridurre la povertà, sopratutto in termini di disoccupazione ed accesso ai servizi di base come scuola, salute, nutrizione. La percentuale della popolazione che vive a livelli di povertà ed estrema povertà è rimasta praticamente invariata nelle ultime due decadi, anche se in termini assoluti è cresciuta a causa della crescita della popolazione, sopratutto nelle zone urbane. Nel 2006, quasi la metà della popolazione risultava essere al di sotto della soglia di povertà (44,5%). Le zone più interessate sono quelle della zona andina in termini percentuali, anche se risulta essere Lima in termini assoluti, dato che dei suoi 29.907.003 milioni di abitanti (CIA 2010), un terzo si concentrano nella capitale. Per quanto concerne il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, è essenziale che vi sia un'integrazione tra le politiche di crescita, di redistribuzione del reddito e quelle sociale. Anche se sembra plausibile che si possano raggiungere le mete dell'educazione per tutti, della parità di genere e della riduzione della mortalità, più difficili risultano essere gli obiettivi riguardanti la riduzione della povertà e della fame. Rispetto all'educazione, anche se a livello quantitativo il risultato potrebbe realizzarsi, gli ultimi studi a livello continentale, pongono il Paese agli ultimi posti in termini qualitativi. 

 

I minori in Perù comprendono il 37% della popolazione, di cui il 60% in condizioni di povertà (UNICEF 2007). Durante gli ultimi anni, la situazione dell'infanzia è migliorata, sopratutto in termini di mortalità infantile e di controllo prenatale. Tuttavia persistono alti livelli di denutrizione cronica (25%) e di anemia (32% nella fascia 10-14 anni), un limitato accesso all'educazione secondaria (circa il 27%, con punte del 49% nelle fasce più povere della popolazione), un basso livello di apprendimento (60% dei minori non raggiunge i livelli di base con punte del 90% in aclune remote regioni andine o della selva) ed un elevata incidenza del maltrattamento e degli abusi (49%, sopratutto a livello familiare).

Per quanto riguarda il lavoro minorile, a livello nazionale nel 2006, circa il 20% dei minori tra i 6 e gli 11 anni lavorava, cifra che aumenta al 40% nelle zone rurali. Se si analizza la fascia degli adolescenti, il tasso sale al 50%, con una divisione importante tra area urbana (32%) e rurale (80%). Un dato importante riguarda le ragazze che lavorano in casa, quasi il 62% del totale, le quali non studiano e prestano il loro servizio per un totale di 57 ore settimanali. Per la quasi totalità dei dipartimenti del Paese, lo scostamento nei livelli di apprendimento riguarda maggiormente i bambini lavoratori. Un altro problema della fascia adolescenziale è quello delle maternità precoci, registrando un tasso del 13% tra le ragazze nella fascia d'età compresa tra i 15 ed i 20 anni, che aumenta significativamente fino al 25 e 27% rispettivamente, nei dipartimenti di Loreto e Ucayali. Il fenomeno riguarda maggiormente le comunità indigene.


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