Paraguay

Incastonato al centro dell’America Latina, senza sbocchi al mare, il Paraguay conta con una superficie di 406.752 km2. Confina a Nord-Ovest con la Bolivia, ad Est con il Brasile, a Sud-Ovest con l’Argentina. Geograficamente è diviso dal Rio Paraguay, che distingue la zona del Chaco ad occidente e quella del Paranà ad oriente. Per la maggior parte, si tratta di un territorio pianeggiante, soprattutto per quanto riguarda la zona del Chaco; qualche rilievo al confine con il Brasile.

Nel 1811, il Paraguay ottiene la sua indipendenza, ma nella disastrosa guerra della Triplice Alleanza (1865-1870), perde gran parte dei territori ricchi di risorse a favore di Argentina e Brasile, oltre che a due terzi della popolazione maschile adulta. Ne seguirà un periodo di stagnazione economica che impoverirà il Paese, ulteriormente vessato a livello territoriale a seguito della sconfitta contro la Bolivia nella guerra del Chaco del 1932-35. Come molte altre realtà dell’America Latina, vedrà un susseguirsi di difficili periodi dittatoriali, l’ultimo dei quali è terminato nel 1989, con la caduta del regime di Stroessner.

Dal 1989, la situazione politica del Paese, vive un periodo di transizione democratica, dove il Partido Colorado, quello di Stroessner, continua però a mantenere il potere. Nel 1992 entra in vigore la nuova Costituzione, che aiuta a stabilizzare la situazione politica del Paese, favorendo una maggiore libertà di espressione ed aggregazione. Il Paraguay ratifica anche il Trattato di Roma sulla Corte di Giustizia Internazionale, istituendo la Comision Verdad y Justicia, per indagare sulle violazioni dei diritti umani compiute durante la dittatura. Infatti, le associazioni sindacali, politiche, studentesche, quelle dei contadini, sono state perseguitate, represse e in alcuni casi annullate completamente. Torture, esilio e morte sono state il destino per quelli che la pensavano in

maniera differente o che tentavano di fare opposizione al dittatore o al suo Partito, includendo bambini ed adolescenti. Tuttavia, nonostante questi passi in avanti, la popolazione continua a vivere un senso di insicurezza dato dal degrado delle istituzioni.
Nel 2008 la vittoria di un’alleanza tra partiti politici guidata dall’ex vescovo Fernando Lugo, pone fine all’egemonia del Partido Colorado. Tuttavia, l’ANR continua ad essere ancora oggi uno dei partiti maggioritari, con un’alta rappresentanza parlamentare. I vent’anni di democrazia o di transizione democratica sono stati comunque marcati dall’aumento della povertà, dell’emigrazione interna dalle campagne alle zone urbane, dell’emigrazione verso l’esterno, della fame e della miseria alle quali continua ad essere sottomessa la popolazione paraguayana, senza che vi siano degli indicatori di cambiamento ne a breve ne a lungo termine.

 

A livello economico, il Paraguay presenta gravi problemi di latifondismo, che favoriscono l’interesse dell’oligarchia al potere. L’economia si basa su un mercato costituito dal settore informale, dalla rivendita ai Paesi confinanti di merci importate, oltre alle migliaia di venditori ambulanti. Una buona percentuale della popolazione, specialmente nelle aree rurali, vive di agricoltura, anche se sostenuta dai sussidi statali. Data l’importanza del settore informale, è difficile fare delle accurate stime di tipo economico, ma la CIA nel 2008 citava un tasso di popolazione al di sotto della soglia di povertà di circa il 20%. Guardando il reddito pro capite, non ci sono grandi variazioni dal 1980 ad oggi. L’economia è cresciuta rapidamente tra il 2003 ed il 2008, grazie ad una domanda globale di beni, combinata da alti prezzi per le merci rivendute dal Paese. Il Paraguay è il sesto Paese al mondo per la produzione di soia. La siccità del 2008 ha colpito il settore, rallentando l’economia ancor prima della recessione globale. Nel 2009, l’economia ha avuto una caduta del 3,5%, proprio a causa della flessione nella domanda di beni. A fronte di ciò, il Governo ha introdotto dei sussidi per stimolare i mercati, ma la corruzione, il limitato progresso delle infrastrutture e la mancanza di riforme strutturali, rendono vani i tentativi di miglioramento.
La partecipazione al Mercosur, costituisce un elemento di fondamentale importanza per il Paese. Il Paraguay è l’economia più piccola e meno sviluppata della sub-regione e presenta caratteristiche in quanto a produttività, indice di povertà, educazione e struttura socio-economica molto prossima a quella dei Paesi andini, come la Bolivia, più che essere simile ai suoi soci commerciali. Nonostante l’adeguamento dei dazi all’interno del Mercosur, in Paraguay continuano ad esistere attività di triangolazione o di re-esportazione ai Paesi vicini, in parte dovute ai suoi limiti geografici, in parte perché si costituisce come il Paese più aperto del mercato unico (nel 2004, le importazioni rappresentavano il 43% del PIB e le esportazioni il 31%), ma anche il più dipendente dalle esportazioni di materie prime (l’84% nel 2002) e dai mercati dei Paesi soci (più del 50% nel 2004).
Il Paraguay considera che i suoi partner non tengono conto della sua inferiorità, situazione in parte migliorata grazie alla creazione del Fondo Strutturale del Mercosur. Nonostante la buona volontà dei Governi che si sono succeduti, molte imprese percepiscono il mercato comune come una minaccia più che un’opportunità. Tuttavia, il Mercosur non può essere abbandonato, ma devono essere compiuti tutti gli sforzi necessari per cercare di sfruttare la meglio le opportunità che esso può garantire al miglioramento delle condizioni di vita del Paese.

 

Dal punto di vista sociale, il Paraguay è un Paese giovane, con un quarto della popolazione minore di 10 anni e con la media d’età più bassa dell’America Latina (25 anni, CIA 2010). Nonostante i buoni tassi di crescita demografica, è un Paese relativamente poco popolato (6.375.830 abitanti, CIA 2010), con una densità di popolazione tra le più basse della regione. Si tratta di un Paese con una popolazione ancora molto rurale, oltre il 40%, dove si concentrano anche i maggiori indici di povertà (66%). Questo anche a causa della concentrazione della proprietà terriera nelle mani di pochi latifondisti (quasi l’80%), ed in molti casi stranieri. La situazione riguarda maggiormente le comunità indigene del chaco, che nonostante il riconoscimento dei loro diritti nella Costituzione del 1992, rimangono per lo più dimenticate. Tuttavia, la società paraguayana è una delle più omogenee dal punto di vista etnico, culturale e sociale di tutta l’America latina. L'86% della popolazione è composto da meticci di origine spagnola e amerindia (soprattutto guaranì). Seguono bianchi (9,3%), amerindi puri (1,8%), e altri principalmente asiatici (2,9%, soprattutto cinesi, taiwanesi e giapponesi di Okinawa). Altra particolarità del Paraguay è rappresentata dalla sopravvivenza della cultura indigena, che, diversamente da molte altre aree dell’America latina, è riuscita a convivere con quella iberica. Ciò è dimostrato dal fatto che ben il 94% della popolazione parla il guaranì. Tale lingua risulta dunque essere molta diffusa non solo tra gli amerindi ma anche tra i meticci ed i bianchi (caso forse unico in tutta l’area latinoamericana, dove i meticci solitamente utilizzano le lingue europee); segue lo spagnolo, idioma conosciuto e utilizzato dal 75% della popolazione.
Se i dati sulla salute indicano una situazione sfavorevole rispetto ai soci del mercato comune (solo il 58% della popolazione ha accesso alla salute pubblica, mentre il 15% accede alle strutture private, lasciando il resto della popolazione a se stessa), quelli relativi all’educazione sono più incoraggianti, grazie agli sforzi compiuti negli ultimi anni dai Governi che si sono succeduti. Naturalmente, come nella maggior parte dei Paesi dell’area, maggior accesso non significa migliore qualità, ma è apprezzabile quanto si sta facendo in materia, tenendo conto della situazione economica ed istituzionale del Paese.

 

La situazione dei minori. Gli investimenti sociali nell’infanzia sono aumentati a partire dal 2004. Nel 2008, il 24% del budget a disposizione dell’amministrazione centrale era destinato a questa fascia d’età. Questo aumento di risorse, ha avuto certamente effetti positivi sulla vita di bambini, bambine ed adolescenti, specialmente quelli che si trovano in strati di maggiore vulnerabilità, anche se tutto ciò risulta ancora insufficiente. Alcuni dati importanti:

  • a partire dal 2003 si è registrato un continuo aumento dell’assistenza scolastica a tutti i livelli, situazione di cui hanno beneficiato soprattutto le classi più povere. Tuttavia, sussiste ancora un importante differenza di accesso a seconda del livello socio-economico delle famiglie, soprattutto parlando della situazione delle comunità indigene, maggiormente marginalizzate degli strati più poveri della popolazione urbana;
  • è aumentato l’accesso alla salute, anche in questo caso favorendo i settori più vulnerabili. Rimane comunque un 37% di popolazione infantile indigena che non ha accesso a nessun tipo di visita medica;
  • l’accesso all’acqua potabile è aumentato considerevolmente, passando dal 26% del 2000 al 46% del 2006 sempre rispetto al 20% di popolazione più povera. Tuttavia, ancora più del 50% dei minori non gode di questo diritto.

Anche se il Paraguay ha ratificato la maggior parte dei trattati internazionali sui diritti umani ed abbia adottato un quadro giuridico

interno che dispone secondo le direttive della Convenzione sui diritti dell’infanzia, l’effettività di tali norme rimane ancora una sfida all’ordine del giorno. Alcuni dati al rigurado:

  • il diritto all’identità costituisce un problema particolarmente importante. Basti pensare che il 70% dei bambini, è registrato dopo aver compiuto un anno di età;
  • per quanto riguarda il lavoro minorile, 1 bambino su 5 tra i 10 ed i 17 anni è economicamente attivo. Il 62% dell’infanzia lavoratrice tra i 5 ed i 17 anni, realizza lavori considerati pericolosi (UNICEF). Anche se il lavoro infantile di strada è un fenomeno preoccupante, è nelle zone rurali che il problema diventa maggiore, dove i minori sono impiegati nelle attività agricole di famiglia. Nelle zone urbane, invece, le principali attività produttive che riguardano l’infanzia sono la produzione di materiale per l’edilizia, il carbone ed il riciclaggio della spazzatura. Si tratta di lavori proibiti dalla legge, ma che molto spesso non sono sanzionati;
  • un fenomeno diffuso riguarda il cosiddetto “criadazgo”, dove bambini e bambine provenienti dalle zone rurali povere, sono ceduti a famiglie residenti nelle città per svolgere lavori domestici, in cambio di una casa e di cibo. È una pratica culturale che coinvolge oltre 60.000 minori in tutto il Paese, un dato impressionante se si pensa che questi bambini non frequentano la scuola e spesso sono vittime di abusi;
  • un’altra realtà che coinvolge l’infanzia, è lo sfruttamento sessuale. Ogni 3 “lavoratori sessuali”, due sono minori. Questo fenomeno, insieme alla tratta di persone, è molto diffuso nelle zone di frontiera.


 


Sottopagine:

Banchetto Informativo