News da Tierra Prometida

Fiorenzo ci racconta le novità sulla Fondazione e qualche news sulla Bolivia

02/09/2013

Tierra Prometida
Qualche bella notizia arriva dal nostro impegno con i minori al mercato Abasto dove ogni giorno è insolito e, malgrado ciò, il sorriso dei ragazzini è sempre uguale e sincero.

Elisabet e Jimena, due delle nostre maestre, hanno terminato gli studi universitari. Si sono laureate in scienze dell'educazione con un lodevole, per entrambe, 96/100. Hanno svolto il loro tirocinio presso Fundacion Tierra Prometida. Apprezzabili le loro tesi, che contengono suggerimenti e metodologie diverse, da poter applicare alle attività educative che realizzeremo nel corso dell'anno scolastico. Elisabet è la dimostrazione che anche i bambini lavoratori, se vogliono, possono studiare e laurearsi. Lei, sette anni fa, assieme alla sorella Isabel, è stata rappresentante nazionale del movimento dei NATs di Santa Cruz. Chissà, forse anche tra questi inquieti ragazzini che stanno frequentando la Fondazione, si nasconde qualche futuro laureato!

I genitori cominciano a frequentare la escuelita, così la chiamano, chiedendo del comportamento dei propri figli. Purtroppo i genitori dei ragazzini che hanno un’età compresa tra i 12 e i 13 anni continuano a non essere presenti all’interno della Fondazione, e questo è quello che si riscontra anche nelle visite famigliari. Le situazioni di disagio sono più frequenti a questa età: i figli sembrano lasciati in disparte, disturbano, sono grandi, dovrebbero arrangiarsi. Questo è quello che hanno percepito le maestre durante la prima visita annuale alle famiglie. Ci sono poi alcune ragazzine che, per distrarsi, bevono un mix di alcol e bibita gasata, magari nell'intervallo del doposcuola. Vogliono essere già donne, perbacco!

La Gobernacion ha cominciato ad essere presente all’interno della escuelita con una piccola equipe, formata da una dottoressa, una psicologa, un paio di operatrici sociali, due educatrici e un aiutante, nell'ambito di un progetto di prevenzione del fenomeno dei bambini di strada (attualmente in aumento). Parlano ai ragazzini di vari argomenti, tra cui prevenzione alla salute, attraverso l’utilizzo di storie, disegni, foto e giochi. Ci fanno visita una volta la settimana al mattino e la settimana successiva al pomeriggio.

Questo è un primo passo di avvicinamento delle istituzioni politiche: sporadico, ma almeno di supporto alle mamme in difficoltà. In particolare la psicologa, che le aiuta con qualche utile suggerimento. Inoltre i ragazzini sono contenti perché, in quei giorni, si sgranocchia qualcosa e si beve una bibita.

Per maggiori informazioni sull'attività realizzata da Tierra Prometida, potete guardare il video "Verso la Terra Promessa": http://www.natsper.org/2013/01/29/Progetti-all-estero/

Alcune notizie sulla situazione del carcere di Palmasola
In questi giorni la Gobernacion ha deciso di effettuare un censimento, nel carcere cittadino di Palmasola, per stabilire quanti minori risiedono assieme a uno o entrambi i genitori. In due giorni sono riusciti a terminare il delicato compito prestabilito. I risultati parlano di 398 minori che vivono all'interno del carcere, 259 hanno meno di 6 anni e gli altri 139 hanno un'età compresa tra i 7 e 17 anni. Solo 96 di loro lasceranno il carcere. 90 di questi bambini, con il consenso dei genitori, saranno affidati a parenti e 6 saranno affidati ad istituzioni gestite dalla Gobernacion medesima.

La direzione del regime penitenziario nazionale stima che circa 1500 minori convivono con i genitori che stanno scontando una pena, all'interno delle carceri boliviane. E proprio in questi giorni sono rimbalzate altre notizie curiose dal mondo carcerario. Sempre da Palmasola il caso di 2 reclusi “dimenticati”. Un uomo, per un litigio, è stato incarcerato e dimenticato per 24 anni. Senza giudizio. Detenzione preventiva, si chiama, e la Bolivia è al primo posto, nel mondo, per carcerati con detenzione preventiva con più dell'ottanta per cento. Un altro uomo, un peon di nome Oscar, proveniente dal sud del Paese e arrivato a Santa Cruz in cerca di miglior vita, dopo un'ora dal suo arrivo venne arrestato da due poliziotti e incarcerato per omicidio. La vita che cercava, non so se migliore, ha dovuto viverla in carcere per 18 anni . Ha una moglie e quattro figli. Mesi fa ha minacciato il suicidio se non gli avessero detto il perché della sua reclusione. Pare che per evitare ulteriori scandali a qualcuno sia ritornata la memoria: ora è libero, ma non sa chi ha ammazzato e chi ringraziare. Disonorevole. Dalla capitale arriva la notizia che il ministro di giustizia ha chiesto all'ex Presidente della Repubblica, in carcere per crimini contro i diritti umani, un dittatore, di liberare due delle tre celle che abitualmente occupa. Inverosimile!

Racconto di una storia
In centro città, a pochi passi dalla piazza principale, c'è una vecchia libreria, installata in un vecchio edificio decadente e gestita da un vecchio di nome Angel Molina. Tutto vecchio è stata la prima impressione. Angel è un signore di quasi 95 anni, piccolino, con barba incolta, basco blu in testa, occhi grigi e moderatamente sordo. Basta dargli il la e lui comincia a parlarti. E parla. E comprendi che l'edificio, con più di duecento anni, è stato costruito in modo che non crolli. Con puntelli interni ai muri che ne garantiscono la stabilità. Che i libri, dice lui, sono sempre attuali, non invecchiano e aiutano a vivere meglio. Lui che è stato un dirigente del Partito Comunista Boliviano, mi racconta dei suoi cinque viaggi a Mosca, invitato come corrispondente di una testata sudamericana. Dei viaggi a Buenos Aires per incontrarsi con il signor Codevilla, italo-argentino, segretario del partito comunista, per poter stringere amicizie con i compagni argentini e aiutarsi reciprocamente. E quando gli chiedo del libro Una guerrilla para el Che, di Humberto Vasquez, gli occhi diventano fessure. È deceduto, mi dice. Lo sai, continua, è stato qui pochi mesi fa Humberto, eravamo amici. E che mi dici di questo libro? Humberto scrive che forse la guerriglia non era una forma di rivoluzione di massa. Era qualcosa che interessava solo a lui, sostiene Humberto, per questo il titolo. Angel mi racconta che tutti i suoi amici, che hanno partecipato alla campagna di Bolivia del Che, sono morti. Loro, insiste, si sono uniti volontariamente ai guerriglieri e, quando sono rientrati a Santa Cruz per convincere i compagni ad unirsi alla lotta, il Partito ha detto un no secco. E non li ha più visti. Ripasserò da Angel, il libro non stava nello scaffale, era terminato.

Con amistad, Fiore

Santa Cruz 9 agosto 2013

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